GOURMET

Prima che nascesse il tutto, il tutto o non c’era oppure doveva essere finito.

Prima che venisse la luce, dev’esserci stato il buio. Prima della vita, dev’esserci stato il niente, prima che tutto si mettesse in movimento, tutto dev’essersi fermato.
Presumo che un buco nero abbia inghiottito tutto, che tutto l’universo precedente sia scomparso attratto da qualcosa d’invincibile che lo ha completamente risucchiato, schiacciato, compresso, disintegrato, fermato. Qualcosa d’immenso, una forza così grande e potente deve aver cancellato tutto ciò che si muovesse, che esistesse. Si! perché per immenso e infinito che fosse, anche quell’universo doveva essere sempre in movimento.
È il movimento che genera il tempo, e anche il TEMPO, allora dev’essersi fermato, raggiungendo uno stato di non stato.
Il momento zero.
Tutto ciò che conosciamo e che ci circonda è soggetto al Tempo che alla fine significa Movimento.
Quando incontro qualcuno che mi dice “La gastronomia è finita! Si è fermata!” Io dico che forse si è fermato colui che lo dice.
Sarebbe stato corretto dire “..non è più come prima! È solo cambiata.“ Perchè non siamo ancora arrivati al momento zero, quello del Big Ben. La gastronomia non finirà mai in questa terra, si trasformerà come tutte le cose in movimento.
Niente in questo universo è soggetto all’immobilità, neanche la cucina..
Per questo ammiro chi, nella gastronomia, cosciente o no, si sta adeguando districandosi con la legge universale, senza farne un dramma. Rinnovando il rinnovabile, sempre alla ricerca di cambiare fiutando le esigenze del mercato e il bisogno alimentare della gente. Trovare nuove risorse e stili che uniscono la cultura e il rinnovo dettato dalle esigenze sociali.

Essen è la città dei fratelli Harprecht, Aldi, Deichmann, Krupp, Equitana, Folkwang Museum, ma sopratutto è la città della più grande festa Gourmet tedesca -die Meile. Cinque giorni di delizie culinarie preparate dai migliori Chef della città per soddisfare il palato di migliaia di buongustai. Due monumenti della gastronomia di Essen, oltre al conosciutissimo Henri Bach, senza dubbio sono: Nelson Müller, ganese di nascita, ma tedesco di adozione e Franco Giannetti italiano di famiglia, ma tedesco di nascita. Nelson è un cuoco stellato, Chef del famoso Schote, premiato con una stella Michelin e del Zur Brenner, nonche musicista. L’ultima sua creazione: la Brasserie zur Müller, ha conquistato il pubblico con i suoi piatti semplici della cultura tedesca e l’ambiete  loft dove si può sbirciare dentro la cucina aperta, i maestri dei fornelli. Nelson è ormai un affermato show-man della televisione tedesca.

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mentre Franco Giannetti che ama meno il pubblico, ma non meno conosciuto, è considerato il più capace ed afficace gastroman italiano. Da oltre vent’anni occupa la scena con ben cinque ristoranti nel cuore della città, ogniuno con un diverso concetto, a Franco non piace ripetersi, ottenendo un grandissimo successo. In ordine di nascita: il Lucente, il giusto posto per gli amanti della cucina gourmet italiana e  una buona bottiglia di vino in un ambiente design mediterraneo. La Bistecca, Grillroom, stile New York e Chicago, meta per gli amanti della carne,  dove Kobe, Wagyu, Black Angus e US- Beef sono di casa e in bella vista nella camera frollatura e rare bottigli di vino e di Champagne aspettano gli intenditori di tutto il mondo. L‘Officina, ottenuta ristrutturando una vecchia falegnameria ha ottenuto un’atmosfera rusticale, intima e moderna. Un ambiente autentico come la sua cucina italiana nata dall’esperienza della madre. Un omaggio alla famiglia e all’amore verso la semplicità per le cose vere, semplici e buone. L’ormai chiuso Rubacuore, che verrà sostituito con il futuro ristorante a Gelsenkirchen e per ultimo il Vincent & Paul il ristorante del Folkwangmuseum.

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Per avere successo oggi in gastronomia, penso che prima di tutto bisogna essere appassionati amanti della cucina, ma anche desiderevoli di dare qualcosa in più della semplice ricetta d’autore. Sopratutto bisogna in qualche modo essere incoscenti. Vi posso assicurare che non conosco un cuoco che sia  equilibrato o considerabile normale, tutti hanno un tocco di sana pazzia, di quella capacità che fa osare, di tentare accostamenti culinari nuovi in nuovi ambienti. E Franco sicuramente non è da meno; anzi! Per lui non esiste pausa, continuamente alla ricerca di novità, di prodotti di qualità, ma sopratutto continuamente all’addestramento del palato. Provare, assaggiare, mangiare sono la sua preghiera quotidiana per scoprire novità da offrire al suo pubblico che da anni lo segue anche per questo.

La mia domanda: Cos’hanno questi due cuochi con i loro ristoranti e la loro instancabile creatività in comune? Cosa li rende simili? Perché sento che anch’io ho qualcosa in comune con loro?

Ecco! È la voglia di unire di far incontrare gente tra di loro, con il loro passato, con il mondo, come la tradizione con la cucina. La gastronomia di successo dev’essere questa: Il collage  tra la solitudine è la moltitudine, la giusta collocazione tra la qualità del cibo e dell’ambiente in cui si consuma. L’armonia gastronomica.

«Se vi sentite come se foste finiti in un buco nero non disperatevi, c’è modo di uscirne». Magari in un altro universo. A dirlo Stephen Hawking, il celebre astrofisico britannico, fra i più importanti e conosciuti del mondo, noto soprattutto proprio per i suoi studi sui buchi neri e l’origine dell’universo. In una conferenza a Stoccolma, al Kth Royal Institute of Technology, Hawking ha annunciato la sua nuova teoria sui buchi neri.

 

RICETTA
1     melanzana
400 grammi coda di rospo
100 grammi di fave verdi
125 gr mozzarella
100 grammi di sugo di datterino
50 grammi di scamorza
olio evo, basilico, sale, pepe
— tagliare a fette di un centimetro la melanzana e friggerla in padella con poco olio evo, salare leggermente
— pulire e tagliare a medaglioni la coda di rospo, aggiungere sale e pepe, poi passarli in padella per qualche minuto in olio evo aggiungendo le fave sbucciate e pulite
— passate poi su una teglia formando delle pile a strati con la coda di rospo, le melanzane e la mozzarella, finite la pila con una fettina sottile di scamorza
— aggiungete il sugo di datterino, chiudete la teglia e mettetela al forno per 15 minuti a 180 gradi

 

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