Casa Montalbano è un’azienda siciliana a conduzione familiare che si occupa della trasformazione e conservazione dei prodotti dell’agricoltura. Fondata nel 1998, negli anni è cresciuta sempre più grazie all’impegno costante di Giuseppe Salvatore Montalbano, della moglie Maria Montana e dei figli Alessandro, Laura e Sergio

CASA MONTALBANO

La Caponata di Casa Montalbano: Una poesia, una musica per i sensi.

 

 La Caponata è un’opera d’arte culinaria di cui non conosciamo l’autore.

È una fantastica composizione, una poesia che non è stata creata da un solo artista ma da un coro di maestri. È l’eccellente risultato di tante elaborazioni e rivisitazioni a cui, attraverso varie epoche storiche, si è pervenuti. Ancora oggi ha vari interpreti che la preparano con note e tocchi personali e con metodi diversi.

La caponata, quando è fatta bene, senza ombra di dubbio, è prelibatezza, che fa subito venire la voglia e il desiderio di assaggiarla e degustarla. È uno dei meravigliosi piatti, che assieme alla cassata, al cannolo, rappresenta l’identità culinaria dei Siciliani. Viene da molto lontano ed ha avuto una lunga gestazione. È una bella storia di creatività che attraversa diverse epoche e coinvolge tante passioni e sensibilità umane.

Sulle origini del termine Caponata gli studiosi sostengono diverse tesi: Una è quella che fa derivare il termine caponata dal verbo greco “capto-captos” (tagliare), un’altra dalla parola latina “caupona” (taverna), cibo da taverna, luogo di ristoro dove normalmente si fermavano i marinai, per consumare del pesce fresco, verdure condite con miele e vino. È possibile che derivi, per assimilazione fonetica, dalla parola di origine iberica “Caponada”, la dominazione spagnola in Sicilia avrebbe potuto, infatti, contribuire all’affermazione del termine.

Ma la tesi, che ha più sostenitori, è quella che fa derivare il termine caponata da “Capone”, (chiamato anche Lampuga), un pesce dalla carne pregiata ed asciutta, che veniva accompagnato con verdure varie e condito con salsa agrodolce, importata dall’Asia dagli Arabi in Europa.

Senza dubbio la formazione del prodotto e la definizione del termine caponata, si plasma con il contribuito di tutti i popoli: Greci, Romani, Arabi, Normanni, Svevi, Francesi, Spagnoli, che, nelle varie epoche storiche, hanno dominato la Sicilia. Popoli che hanno lasciato la loro impronta non solo nella civiltà dell’isola, nell’arte, nell’architettura, nella lingua, nella letteratura, nel costume ma che hanno anche fortemente influenzato e arricchito il nostro già ricco patrimonio culinario; in effetti le nostre tradizioni gastronomiche, le nostre odierne abitudini alimentari sono legate profondamente alle diverse dominazioni.

Nel XVII secolo, la pietanza, diffusa in tutto il Mediterraneo viene consumata come piatto unico di pesce fresco, verdure e pane, conditi con miele, aceto, vino.
A partire dal 1800 la caponata, preparata con il pesce capone, con varie verdure e salsa all’agrodolce viene servita, sontuosamente, dai Monzù, come un ricco piatto tipico, ai pranzi dell’aristocrazia baronale siciliana. Nello stesso periodo i ceti popolari, che non hanno le possibilità economiche di comprare il pesce, nelle loro cucine lo sostituiscono con la melanzana fritta. La pietanza si evolve, cambia di stato e, da sontuoso piatto aristocratico e baronale, diventa un piatto popolare che utilizza e valorizza le verdure del territorio.

Così come spesso avviene il popolo, trasformando una ricetta originaria, per ragioni economico sociali, riesce a creare con umili ortaggi di stagione, sorprendentemente, un nuovo piatto dai gusti e dai profumi inconfondibili, un nuovo prodotto di successo, in grado di conquistare sempre più consumatori.

Nella seconda metà dell’800 è così nota che la famiglia palermitana dei Pensabene, nel 1869, comincia a produrla in una piccola fabbrica in corso Tukory a Palermo, in maniera industriale conservandola, per la prima volta, in una nota scatoletta di latta realizzata e saldata a mano ed esportata in diverse parti del mondo e soprattutto in America dove è apprezzata in modo speciale dai nostri emigrati, che possono ritrovare e soddisfare con un pizzico di malinconia i sapori ed i profumi della cucina dei loro padri che avevano dovuto lasciare alla ricerca di fortuna.

Come la caponata, molti dei cibi e dei dolci che, oggi, prepariamo, come le sarde a beccafico, le panelle di ceci, la parmigiana di melanzane, hanno povere origini, sono stati inventati dai ceti popolari.

E questa ricetta popolare, tramandata da generazione in generazione, fatta con melanzane, sedano, cipolla, olive verdi,basilico, capperi, salsa di pomodoro, olio, sale, pepe, salsa all’agrodolce, diventa la ricetta madre, che arriva fino a noi e che con svariate rielaborazioni si trova sulle nostre tavole. Conosciuta in tutto il mondo come piatto tipico della cucina siciliana è anche stata inserita tra le P.A.T. del Ministero Politiche Agricole. Perché il “rispetto delle tradizioni e l’esperienza nella produzione contribuiscono a diffondere ed a mantenere alto il nome della Cucina Siciliana nel mondo”

Nella nostra meravigliosa isola, oggi, non c’è famiglia siciliana che non custodisca la propria ricetta di caponata, rivisitata secondo le tradizioni familiari e locali ; esistono, infatti, diverse versioni, quella palermitana, simile a quella classica, e quella catanese che aggiunge i peperoni, i pinoli, quella trapanese con mandorle tostate, quella agrigentina, quelle degli emigrati siciliani, che vivono in tutte le parti del mondo. 

La caponata, oggi, utilizzata come antipasto o contorno a tavola a pranzo o a cena è sempre una pietanza molto apprezzata anche in diverse occasioni della vita sociale, nelle riunioni, negli eventi importanti nelle feste. A tavola, bella a vedersi per la sua ricca varietà di colori, è un paradiso di inebrianti profumi e sapori che fa vibrare tutti i sensi, che suscita immense emozioni e profonde soddisfazioni, un vero godimento per gli occhi, per il naso e la gola e per la salute, un piatto ricco e perfetto anche per vegetariani e vegani.

 

 

 

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